di Gianluca Ferrari
Ottone Rosai, artefice di uno stile pittorico attento a Cezanne, Giotto e Masaccio, che però nel secondo dopoguerra lascerà il posto ad un desolato universo pittorico di raggelante forza espressiva.
Cacciato dall’accademia di Belle arti per cattiva condotta aderisce al movimento futurista e si arruola come volontario nel regio esercito da cui verrà insignito con due medaglie d’argento.
Anticlericale convinto pubblica un libro dal titolo "Per lo svaticanamento dell’Italia"; le sue posizioni anticlericali vengono zittite facendo circolare particolari della sua vita privata.
Le voci di omosessualità minacciano di penalizzare il suo lavoro e Rosai viene praticamente costretto a sposare un'amica d'infanzia, che ne accetta le abitudini e le frequentazioni di prostituti adolescenti.
Personaggio sanguigno e scontroso (ficcò un sigaro acceso nella tela di un giovane pittore che in una mostra riscuoteva più attenzione di lui).
Poco amato dalla critica sia di sinistra che di destra per i suoi passati “diversamente fascisti” e suoi “presenti” omosessuali, morirà d'infarto allestendo una sua mostra personale.
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