di Gianluca Ferrari
“Manierista di rango”, Domenico Beccafumi, detto anche Mecherino (forse per la sua bassa statura) mai firmò e né datò un'opera. Definito nel Settecento, dall’abate Luigi Lanzi, “Correggio dell’ Italia Inferiore” a trent’ anni godeva già di notevole fama e un certo benessere economico. Vasari lo ricordò con affetto, descrivendo un carattere schivo, non
amante della politica e della vita ufficiale, ma preso dall'amore per il proprio lavoro: “era un uomo capricciosissimo, e gli riusciva ogni cosa”; tediato solo da quel figliolo sciagurato, di professione fischiatore (cioè richiamatore per gli uccelli durante la caccia) tanto scialacquatore quanto era accorto il padre.
Personaggio dalla complessa cultura, creò un linguaggio personalissimo, aspro di
contorni e dai colori agri e sulfurei, percorsi da affilati e irreali colpi di luce come improvvise visioni. Alle sue esequie parteciperanno tutti gli “artefici” della città accompagnandolo verso l’eternità delle celesti quieti.
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