Pieter Paul Rubens, fiammingo battistrada del tumultuante e “adiposamente trionfante” barocco nordico nelle sua duplice versione di pomposa propaganda cattolica e sensuale trasfigurazione dei sensi. Maestria nel colore e grandiosità nelle composizioni formali faranno di questo: artista, filosofo, letterato, gentiluomo e diplomatico; uno degli emblemi del Seicento, il secolo d’oro dell’arte olandese. Pittore di corte di Vincenzo I Gonzaga, duca di Mantova che sarà tra i suoi principali protettori, insieme al borgomastro Nicolas Rockox e l’arciduca Alberto Goovernatore dei Paesi Bassi Meridionali. Le imponenti commissioni acquisite gli imporranno la costituzione di una bottega operante a livelli industriali, nella quale Pieter tracciava l’idea col disegno e poi lasciava ai suoi collaboratori (tra questi anche il giovane Antoon van Dyck) l’esecuzione complessiva dell’opera, per intervenire poi nei perfezionamenti. Così facendo produrrà circa 1500 opere, molte di grandi dimensioni. “Il mio talento è tale che nessuna impresa, per quanto vasta di dimensioni mai supererà il mio coraggio”, amava ripetere Pieter Paul Rubens.
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