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Artisiti & Divergenti: l'Art Brut

di Gianluca Ferrari



Jean Dubuffet abbandonata la ricca gestione dell’azienda vinicola familiare (delegando

tutti gli affari ad un procuratore) nel 1945 e teorizza, mette in pratica e promuove l' "Art Brut", cioè opere prodotte, senza alcuna preparazione artistica specifica dall’infinita schiera di “artisti loro malgrado”: alienati, emarginati, reclusi, malati di mente, bambini, popoli

primitivi.

Nelle sue opere assumeranno importanza materiali come: catrame, mastice, gesso, ghiaia, calce, ceneri, polistirolo, ecc. Per tutta la sua esperienza di vita incoraggerà il linguaggio grafico della follia e in generale l’espressività non "imbrigliata" dalla "cultura alta" e dalla tradizione, conferendo alla sua ricerca un taglio: estetico antropologico ed etnografico. Corteggiando l’arte come forma di terapia per sopravvivere, raggiungerà l’infinita schiera dei trapassati ,"loro malgrado", tre mesi dopo aver terminato di scrivere la sua biografia.

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